I libri dei privilegiati

       Si è trasformata in un fatto del tutto normale la gravissima scorrettezza compiuta dalle televisioni, sia pubbliche che private, di pubblicizzare solo e unicamente i libri appena pubblicati di personaggi noti o della televisione stessa, come conduttori di talk show o giornalisti, o del mondo dello spettacolo. Accade, per questa ragione, che i personaggi famosi godano di un duplice privilegio, in quanto, oltre a trovare accesso, in virtù della loro notorietà, presso le più rinomate ed importanti Case Editrici, incontrano in seguito anche tutte le porte aperte alla pubblicizzazione dei loro libri. Conta poco il fatto che il tema da essi affrontato sia interessante o meno, o che possiedano in grande o modesta misura la capacità di scrittura; ciò che incide più di tutto è il fattore-notorietà sia per riuscire ad ottenere la pubblicazione presso il famoso Editore, che per far raggiungere al proprio libro grande successo di vendite e, di conseguenza, lauti guadagni. Un esempio eclatante è quello di un personaggio molto chiacchierato e tutt’altro che un modello di virtù come Fabrizio Corona, che è riuscito a pubblicare fino ad oggi con Mondadori ben quattro libri.

       La categoria professionale maggiormente privilegiata da questo incresciosissimo fenomeno è senza dubbio quella dei giornalisti, sia televisivi che di carta stampata, i quali, bazzicando di continuo come ospiti dei vari talk show, se la cantano e se la suonano come meglio pare a loro e piace. Tra questi il più sfacciatamente “abusivo” è senz’altro Bruno Vespa che, quando pubblica un libro (il che capita ormai puntualmente una volta l’anno), fa il giro dei principali programmi di ogni rete televisiva ed entra persino nell’informazione di più di un telegiornale, per assicurarsi il massimo della propaganda,

       Si dà il caso che ogni giornalista che gode di una discreta notorietà, in qualunque rete televisiva svolga il suo lavoro, per il perverso intreccio venuto ormai a crearsi tra i conduttori delle Reti sia pubbliche che private, può tranquillamente accedere ad ogni programma televisivo; il che, ad esempio, è accaduto di recente con Floris che, diventato improvvisamente romanziere, ha appena iniziato il proprio giro propagandistico. È del tutto scontato che la vendita dei libri di questi privilegiati autori raggiunga quote così alte, che altri, anche se molto più bravi, semplicemente se le sognano.

         Quando si parla di democrazia, libertà, pluralismo, ecc. non si può non cogliere l’enorme distanza che separa queste astratte e belle parole dalla dura realtà dei fatti. La concezione mercantilistica della cultura, che non è nata certo ieri, porta ormai a trattare il libro come una merce qualsiasi, per cui anche il suo volume di vendita risulta fortemente influenzato, non tanto dall’intrinseca qualità, quanto invece dalla pubblicità veicolata dal potentissimo mezzo televisivo. Ed è senz’altro strano che fino ad oggi non abbiano fatto sentire la loro voce su questa così palese ingiustizia gli organi di garanzia e di controllo della produzione televisiva, come l’Antitrust e il Codacons, il cui compito istituzionale dovrebbe essere proprio quello di tutelare sia i telespettatori che le elementari regole del mercato.

      Ci sarà pure ovviamente il libro del personaggio famoso dotato di grandi meriti scientifici o artistici, ma oggi più che in passato, a determinare il successo di vendite di un’opera non sono tanto detti meriti, quanto invece la pubblicità delle televisioni. Capita così, sempre più frequentemente, che sfugga completamente, sia all’attenzione della critica che del grosso pubblico, più di un ottimo lavoro, solo perché lo stesso non risulta favorito né dal prestigio della Casa Editrice (trovano accoglienza, nella maggior parte dei casi, solo presso semplici stamperie), né dalla notorietà dell’autore, né tantomeno dalla pubblicità televisiva.

     Esemplari risultano in proposito due notissimi “casi letterari”, che hanno avuto come protagonisti scrittori della portata di un Italo Svevo e di un Guido Morselli, i quali, dopo aver pubblicato a proprie spese le loro opere, per lo scarsissimo successo cui le stesse andarono incontro dovettero patire un desolante senso di scoraggiamento e d’impotente amarezza. Forti distorsioni vennero a determinarsi nel mercato librario dal momento stesso in cui, all’indomani dell’unificazione politica italiana, fu varata la legge sul diritto d’autore.

     A Svevo toccò assistere ad un insuccesso di pubblico dopo l’altro, così che fu indotto addirittura a lasciar perdere, come sta a dimostrare il lungo periodo di ben 25 anni che intercorre tra la pubblicazione del suo secondo romanzo Senilità e quella del capolavoro, La coscienza di Zeno. A Morselli accadde di doversi pubblicare a proprie spese ogni suo romanzo, pur dopo che curiosamente la sua prima opera, di carattere saggistico, Fede e critica, gli era stata pubblicata dal noto Editore Adelphi. Alquanto significativo è il fatto che quest’ultimo autore ai suoi difficilissimi rapporti con gli editori, che si protrassero fino alla morte avvenuta per suicidio, abbia dedicato un apposito pamphlet, “Rapporti con gli editori”, nel quale s’intrattiene sull’approssimativa, oltre che scorretta, etica professionale dominante nel mondo editoriale.

   In conclusione, va detto che una soluzione al problema qui sollevato – e del quale, guarda caso, non se ne discute proprio – risulta alquanto difficile trovarla, a causa del fatto che, a tutt’oggi, parte delle reti televisive sono di proprietà di un politico, mentre le reti pubbliche sono condizionate ora da questo ora da quell’altro Governo del Paese, e che i giornalisti che più contano, a prescindere dai loro orientamenti politici, costituiscono ormai una casta ben compattata appunto dal godimento degli stessi privilegi; tant’è che, pur se appartenenti a testate del tutto contrapposte per proprietà editoriale e orientamento politico, appaiono in tutta evidenza l’uno ammanicato con l’altro.

1 Commento

  1. Certo, Franco, è così, e, purtroppo non possiamo farci niente. Ed una presa di coscienza non servirà a gran che
    Premetto che mai mi sono lasciato incantare dagli auto-presentatori.

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