L’epoca della crisi della famiglia

Che cosa tenga legati un uomo e una donna per tutta la vita resta pur sempre un mistero e non è certo facile stabilire quale sia il fattore determinante di un’unione che non abbia mai fine. Chissà se siano l’affetto e la preoccupazione per i figli, la fede religiosa nell’indissolubilità del matrimonio, la profonda intesa e il perfetto accordo in ogni senso, o tutti questi fattori messi insieme.

    Va da sé che coppie così durature ci sono sempre state, sia in passato che ai giorni nostri e che nessuno osa ritenerle un’anomalia, né si domanda il perché della loro esistenza. Tuttavia, nel corso del tempo, si sono succeduti modelli diversi di famiglia e si sono conosciute più regole costitutive delle stesse. Per tutto l’Ottocento e fino ai primi del Novecento, ad esempio, si sono grossomodo fronteggiati due tipi di famiglia, quella dei nobili e quella dei contadini, la cui formazione – com’è noto – rispondeva a regole profondamente diverse fra loro.

    Fu a partire dall’età industriale che si formò la cosiddetta famiglia moderna, che si dotò di modalità piuttosto omogenee da un ceto all’altro. Quella attuale si può invece definire la famiglia postmoderna, la quale risente della grande diffusione dell’istruzione, dell’impetuoso sviluppo delle comunicazioni di massa e del consumismo.

   La famiglia ha cominciato ad andare incontro a profondi cambiamenti a partire dagli anni ’70 in poi, da quando si è assottigliato il numero complessivo dei matrimoni e la metà degli stessi, specie nelle regioni del Centro Nord, non si sono più celebrati col rito religioso, ma con quello civile; di cui furono essenzialmente causa il processo di laicizzazione della cultura, ormai da tempo in atto nella società, e la sempre più limitata influenza della chiesa.

   Un’altra rilevante novità, venuta a profilarsi a partire dagli stessi anni, è quella della diffusione delle cosiddette coppie di fatto, ovvero della forma di famiglia del tutto svincolata dall’istituto matrimoniale; fenomeno che va anch’esso ricondotto, oltre che al secolarismo, all’americanizzazione del costume e della mentalità e all’adozione, da parte dei più, di un atteggiamento autonomo per quel che concerne sia le concezioni di carattere etico- religioso, che le modalità di gestione della propria vita privata.

      Se il sempre più esteso inserimento femminile nel mondo del lavoro rappresenta, da un lato, un’indubbia e concreta prova di emancipazione economica, sociale e civile della donna, dall’altro, lo stesso ha causato varie difficoltà nella conduzione della famiglia, come il venir meno di un adeguato supporto educativo nei confronti della prole, di cui, seppure in rari casi, si scontano talvolta tristi conseguenze.

      Certo, il cambiamento più vistoso di tutti è stato quello del netto ridimensionamento del numero dei figli, il quale, negli ultimi decenni, ha interessato tutti i Paesi occidentali, compresa l’Italia, facendo sì che si diffondesse un po’ dappertutto il modello del figlio unico. Sono così quasi completamente scomparse le famiglie numerose e non poche risultano ormai le famiglie formate da persone sole e, perlopiù, anziane.

     Tra i genitori e i figli sembra venuta meno la tradizionale conflittualità da cui in passato era solitamente caratterizzato detto rapporto. Accade inoltre, sempre più di sovente, che non pochi giovani, pur avendo raggiunto un’età elevata, abbiano preso ad attardarsi nella famiglia d’origine, che è venuta gradualmente trasformandosi in un guscio protettivo, nel quale ci si sente accuditi e a proprio agio. Una prassi, la cui graduale diffusione si deve ovviamente anche alle note difficoltà di trovare un lavoro stabile e decente.

     Ma risulta altresì vero che non c’è alcun motivo di costruirsi una nuova famiglia, quando, standosene in quella di origine, si può ugualmente godere dei vantaggi della vita di single, continuando a svolgere nel contempo una quasi regolare vita di coppia, senza dover comunque far fronte ad alcun sacrificio e caricarsi peso, responsabilità e inconvenienti della convivenza, notoriamente tutt’altro che “rose e fiori”.

       Pertanto, la crisi odierna della famiglia non riguarda solo le separazioni e i divorzi in continuo aumento, ma anche la diminuzione della formazione stessa di nuove famiglie. Si tratta di una crisi ben più profonda di quella che si poteva immaginare fino a qualche tempo fa, in quanto rimanda ad un vero e proprio cambio di paradigma culturale, cioè ad una nuova mentalità e ad un modo completamente diverso di concepire la famiglia.

    Una scelta di vita come questa, che è portata a dilazionare di continuo la realizzazione di una nuova famiglia e che esclude a priori l’idea stessa e l’eventualità di mettere al mondo dei figli, non si può certo compiere da soli, ma in due. Prova ne è il fatto che, nel caso in cui venga meno, da parte di uno dei due, la disponibilità a reiterare di continuo il progetto di formazione di una nuova famiglia, va tutto all’aria.

   In conclusione, si può affermare che, se anche all’apparenza si dà ad intendere di non avvertire alcuna preoccupazione al riguardo, risulta piuttosto elevato il prezzo che di fatto si dovrà un giorno pagare per una fondamentale scelta di vita come quella appena descritta. Tale prezzo consiste essenzialmente in una vecchiaia di quasi completa e desolante solitudine, senza cioè nessuno al proprio fianco, se non un cane, un gatto, o  qualche badante per i giorni di eventuale assoluto immobilismo.

       Dedico questo lavoro con affetto e stima alla carissima Francesca Olla

1 Commento

  1. complimenti professore federico,straordinario scritto,da pubblicare per riflettere e meditare ,per affrontare il problema famiglia, GRAZIE

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