Un manuale di lingua e cultura latina, unico e completo

   Il “Breviarium latine loquendi” di Riccardo e Filomena Schipani, rispettivamente padre e figlia, pubblicato dall’Editore Falco, possiede il notevolissimo pregio di raggruppare in un unico volume un’ampia mole di note, definizioni, nozioni e di contenuti che comunemente risultano affrontati in volumi l’uno distinto dall’altro, essendo attinenti a materie e a settori alquanto specifici, come la morfologia grammaticale, la sintassi, la lessicografia, la stilistica, la metrica, la retorica, oltre che alla cultura, alla storia e all’assetto organizzativo ed  istituzionale propri del mondo romano.

    Il criterio prescelto per la realizzazione di detto raggruppamento è quello alfabetico-enciclopedico che, ancorché volgere alla dispersività e alla rapidità di trattazione, ha piuttosto consentito agli Autori di raggiungere due risultati oggettivamente molto apprezzabili, ovvero far cadere, da un lato, l’attenzione del lettore su elementi analitici solo apparentemente trascurabili e, dall’altro, approfondire nel modo più dettagliato possibile le più diverse e pur infinitesimali nozioni e regole della lingua latina.

          Un altro pregio del Breviarium è costituito dal grande valore che esso annette al dinamico e pieghevole principio della logicità rispetto alla staticità e all’astrattezza della cosiddetta regola,  ogni qualvolta occorra spiegare il perché dell’affermarsi, nel concreto uso della lingua fatto dagli Scrittori, di un determinato “modus loquendi” o di un significato, piuttosto che di un altro. E ciò muove dalla doverosa considerazione che gli Autori, nella trattazione delle diverse strutture linguistiche, attribuiscono al testo e all’opportunità che la forma o la regola prevalente del dire sia da cogliersi solo ed esclusivamente in esso.

     Un aspetto a cui il Breviarium presta sistematicamente attenzione è quello della costruzione della frase latina, quasi come se l’intenzione degli Autori fosse quella di colmare una diffusa ed imperdonabile lacuna che allo stesso riguardo è dato notare nei manuali di grammatica tuttora in circolazione nei Licei. La dovuta considerazione di detto importante aspetto si traduce di fatto nell’esigenza di chiarire al lettore quali posizioni vengano, di volta in volta, ad assumere all’interno della frase le diverse categorie grammaticali e come, in taluni casi, il variare della posizione venga profondamente, e non marginalmente, ad incidere sul significato. La necessità di procedere ad una puntuale chiarificazione di ogni aspetto logistico della sintassi latina spinge gli Autori a prendere in considerazione, non solo ciascuna categoria grammaticale astrattamente intesa, ma anche il singolo termine, ove questo risulti rilevante per la frequenza d’uso, oltre che per la rilevanza del suo significato, come ad esempio avviene nel caso del verbo inquam, del quale si afferma che “non si usa all’inizio del discorso (diretto), ma dopo una o più parole: in particolare, se il soggetto è espresso, si colloca dopo il verbo; se è accompagnato da avverbi o da congiunzioni, si mette prima del discorso”.

      Dopo la delineazione della nota linguistico-grammaticale seguono le esemplificazioni testuali, tutte tratte dalle opere letterarie più rappresentative. La rosa degli Autori, opportunamente selettiva, comprende coloro che con la loro prosa hanno reso canoniche modalità stilistiche e regole della lingua latina, ovvero Cicerone, le cui citazioni appaiono anche ad uno sguardo sommario alquanto numerose, come del resto era giusto e naturale attendersi, e – a seguire –  Cesare, Cornelio Nepote, Sallustio, Livio, Seneca, Tacito e Plinio il Giovane.

    Non poche risultano, tuttavia, le voci che poco hanno a che vedere con lo studio grammaticale e con la stilistica, in quanto sono volte ad offrire un’inquadratura sobria, ma essenziale su aspetti decisamente importanti della cultura latina, come – tanto per fare un esempio – quello relativo al cursus honorum. Su un tema rilevantissimo sotto più di un profilo come quello della commentatio mortis, inoltre, il Breviarium offre una sia pur ristretta, ma alquanto significativa antologia, opportunamente preceduta da un’affermazione di Socrate riportata da Cicerone nelle Tusculanae disputationes:Tota philosophorum vita, ut ait idem, commentatio mortis est”(tutta quanta la vita del filosofo è una preparazione alla morte). Gli Autori, abbracciando tali interessantissime tematiche, hanno modo non solo di fornire al lettore una prima ed essenziale informazione intorno alle stesse, ma di far cogliere nel contempo i termini  più caratterizzanti, ovvero la specifica famiglia lessicale in esse comunemente ricorrente.

      Va da sé il fatto che il Breviarium  riserva una cura particolare proprio all’esame lessicografico. Alquanto elevato risulta, infatti, il numero delle voci dedicate a detto esame. Variando, come è noto, la modalità di costruzione di questo o di quel verbo, o sostantivo o aggettivo che sia, ciò non  può non tradursi che in  un’importante ricaduta sul piano del significato. In fondo, a ben pensarci, il lavoro di traduzione implica sempre la conoscenza quanto più accurata  proprio della corrispondenza tra modalità costruttive e relativi significati. Per esempio, nel Breviarium leggiamo che l’aggettivo similis, quando è costruito col genitivo, come nell’espressione: filius similis patris, la somiglianza va intesa come qualcosa di assoluto, ovvero di perfetto. Quando invece lo stesso aggettivo risulta costruito col dativo: filius similis patri, la somiglianza del figlio al padre è da intendersi come approssimativa. Altro esempio è quello che riguarda il significato proprio di un termine rispetto ad un altro di cui lo stesso sia sinonimo. Si prenda un termine tanto conosciuto come dicere, il cui significato di “parlare con arte” risulta ben diverso da quello di loqui, col quale i latini si riferivano invece al “parlare generico” di tutti i giorni.

      Il Breviarium possiede, altresì, il pregevole merito di favorire così tante piccole, ma interessanti “scoperte” che, proprio perché per lo più ignorate da parte dei ragazzi, per questo finiscono per imprimersi meglio nella loro memoria. La lettura del Breviarium può, sotto lo stesso profilo, suscitare due impressioni opposte, ma non esclusive l’una dell’altra: può, da un lato, dar l’impressione di richiamare l’attenzione su cose già ampiamente note (ma la sobrietà e l’efficacia con cui le stesse vengono affrontate facilita comunque la comprensione ulteriore di un determinato argomento, rendendo la relativa conoscenza ancor più solida); dall’altro, può aprire nuovi squarci di conoscenza rispetto a contenuti, erroneamente supposti come del tutto noti. In entrambi i casi,  piacere e interesse sembrano essere assicurati.

      Indubbiamente, il Breviarium si presta per una lettura da effettuarsi in una fase avanzata dello studio della lingua latina; per la stessa ragione – è ferma convinzione di chi scrive  – suoi lettori ideali si possono e si debbono considerare sia gli studenti dell’uno o dell’altro triennio liceale, sia gli studenti universitari alle prese con l’esame di Latino. Ma non meno interessante ed utile la lettura risulterà ai docenti di Lingua latina, ai quali certamente offrirà l’occasione preziosissima di accostarsi ad una congerie di cose note o meno note e d’imbattersi in tantissime “frasi d’Autore”, la cui esatta interpretazione si avrà modo di cogliere con immediatezza e chiarezza insieme. Rispetto ad un comune manuale  di grammatica la consultazione sarà facilitata dall’organizzazione alfabetica  adottata dal Breviarium, così che prontamente il lettore potrà, di volta in volta, trovare risposta al proprio dubbio. Sotto lo stesso profilo, l’opera rappresenta una novità assoluta nel panorama editoriale riguardante la lingua dei nostri avi.

      Da un lato, la strutturazione alfabetica dell’ampio materiale stilistico-grammaticale che non ha consentito di tralasciare alcunché, dall’altro, la ricchezza estrema delle espressioni esemplificative e degli ancora più fitti ed articolati exempla, posti a corredo delle tante note presenti nel volume, fanno facilmente intendere che il Breviarium è un’opera tutt’altro che improvvisata, in quanto è sicuramente costata anni e anni di massiccio e paziente lavoro di ricerca e di studio. In essa si sono riversati i frutti sia della lunga esperienza di ottimo e appassionato latinista dell’Ex-dirigente scolastico Riccardo, sia quelli accumulati nel corso della sia pur breve carriera dall’intelligente e scrupolosa docente Filomena, degna e naturale erede del magnifico testamento spirituale e culturale del padre.

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