Caratteri fondanti dell’odierna propaganda politica

La politica è oggi diventata essenzialmente un fatto di comunicazione e di immagine. Il resto – la formazione, l’esperienza, la cultura, la moralità – essendo passato in secondo ordine, conta ormai quasi niente. Per questo, per avere successo in politica, sono diventati, ai giorni nostri, molto importanti le televisioni e i social, mentre continuano inesorabilmente ad arretrare l’influenza e l’importanza dei giornali di carta stampata. Per questo, nell’odierna realtà televisiva si è enormemente accresciuto il numero dei cosiddetti talk show dedicati solo ed esclusivamente alla politica. Per questo, Partiti e personaggi politici, per rendere quanto più efficaci la comunicazione e l’immagine, fanno ricorso ad apposite Agenzie di marketing.

         Se oggi contano, più che in passato, l’immagine, lo stile comunicativo e il linguaggio, ciò non si deve tanto al fatto che i politici ormai da tempo bazzicano di continuo negli studi televisivi, quanto soprattutto alla personalizzazione della politica. Nei maggiori partiti della Prima Repubblica erano presenti molteplici individualità, in larga parte di spicco e di una qualche levatura culturale, mentre nelle forze politiche odierne a dominare è un ridottissimo numero di personaggi, il cui merito principale risulta perlopiù costituito dalla maggiore vicinanza al leader. Del tutto inevitabile che l’attenzione del pubblico venga pertanto a concentrarsi quasi esclusivamente sui cosiddetti capi che, nella maggior parte dei casi, risultano di fatto incontrastati e assolutamente inamovibili.

         Se, nel corso della Prima Repubblica, sarebbe stato inimmaginabile che dopo una sola settimana potessero modificarsi presso il pubblico degli elettori il credito e i consensi di un Partito o di un Politico, la stessa cosa è considerata del tutto normale oggi, in cui la politica avverte impellentemente il bisogno di sondare, settimana per settimana, gli umori della gente, per far corrispondere ogni suo comportamento, o comunicato, o gesto, ai desideri e alle inclinazioni degli elettori. È per questa ragione che la nostra è diventata l’epoca dei sondaggi, attraverso i quali i politici puntano ad accertare non solo quale sia l’orientamento elettorale del momento, ma anche come da parte dei cittadini sia giudicato questo o quel provvedimento e quale sia l’indice di gradimento di questo o di quel leader. Tutto ormai è diventato liquido: i partiti, i loro consensi, le simpatie della gente verso i leader e, persino, le alleanze che si fanno e si disfano con una rapidità un tempo impensabile.

        Nell’odierna propaganda politica si sono di gran lunga indebolite la forza e l’influenza del comizio e del manifesto murario, tradizionali strumenti di formazione del consenso di tempi ormai lontani. I comizi che, al giorno d’oggi, riescono ancora ad attrarre un certo numero di persone sono solo quelli dei vip e dei leader, per la semplice ragione che, tramite gli stessi, si soddisfa essenzialmente la curiosità di vedere da vicino il personaggio tante volte osservato in televisione, come del resto avviene col cantante o l’attore di grido.

       Allo stesso modo poco importante era nei tempi andati l’immagine, la quale si è oggi trasformata invece in uno degli elementi caratterizzanti della figura del politico. Basta per convincersene l’esempio del politico più in vista del momento, del quale si può dire che finora non se n’era visto uno uguale, uno cioè che come una marionetta segue accuratamente le indicazioni e le tecniche suggeritegli dagli esperti della comunicazione e dell’immagine, ovvero dalla cosiddetta “Bestia”: costui se ne sta in giro per le strade, dalla mattina alla sera, a distribuire abbracci e selfie, tanto da trascurare quasi completamente le proprie funzioni istituzionali di Parlamentare o di Ministro. Anche il suo abbigliamento semplice e comune a quello dei tanti odierni mortali si attaglia perfettamente alla trasandatezza generale del soggetto, intento ad allestire video da postare su facebook per i suoi elettori, perennemente ripreso dalle telecamere e sempre presente quindi sul proscenio della cronaca politica e pseudopolitica.

       In un’epoca nella quale si è quasi ogni sera ospiti dei vari talk show televisivi e intenti a discorrere con questi e con quello, un altro elemento fondamentale della propaganda è diventata la comunicazione. E c’è da ritenere che ad abbindolare bene la gente sia, senza alcun dubbio, il politico che semplifica al massimo il proprio linguaggio, sia nel lessico che nella sintassi, e che riesce nel contempo a fare apparire le questioni che via via affronta a parole non complicate come sono di fatto, ma tutte risolvibili in quattro e quattr’otto. Agendo in questo modo, fa nel contempo credere alla gente che, se quei problemi non sono stati fin qui risolti, la colpa deve essere ascritta non tanto alla loro complessità, ma all’incapacità e alla mancanza di volontà di chi governa.

      Ma la funzione più importante, all’interno della comunicazione e della propaganda politica,  viene oggi svolta dalla menzogna, ovvero dalle fake news, che sono state ormai erette ad arma principale della competizione elettorale e che circolano più numerose nel mondo dei social.  Il guaio è che quelle notizie false, purtroppo, non sono dai più riconosciute come tali, in quanto in mezzo alla gente abbondano le persone semplici, credulone e facili da suggestionare, le quali prendono per buona ogni cosa che è detta dal “politico del cuore” o, meglio, della pancia. Ragion per cui accade che, mentre gli esponenti del Governo elogiano una loro riforma o provvedimento, i politici dell’opposizione affermano tutto il contrario. È utopistico crederlo possibile, ma sarebbe davvero bello, se l’elettorato potesse disporre di un “giornalismo della verità” che avesse l’autorevolezza e il coraggio di stigmatizzare, di volta in volta, i politici bugiardi e di restituire così il valore che le spetta alla verità dei fatti.

          Una palese menzogna, ormai nota e ripetutamente diffusa, è quella, secondo cui i migranti continuano numerosi ad arrivare, perché così vogliono i governanti di turno, i quali, in base a questa vulgata, risultano ormai accecati dal senso di umanitarismo e di solidarietà e dal desiderio di fare intascare milioni di euro alla mafia che gestisce i centri di accoglienza. Dunque, un fenomeno alquanto complesso, come quello qui preso ad esempio e che, oltre ad essere prodotto da una molteplicità di cause, è difficilissimo da risolvere, viene stravolto e strumentalizzato al solo scopo di fare propaganda politica.

       Va da sé che un atto politico-amministrativo, sotto più profili lodevole, ma privo di alcuna narrazione o visibilità giornalistico-televisiva, è come se non esistesse. Siamo ormai arrivati all’assurdo che a dare consistenza e valore a qualunque azione politica è pirandellianamente la narrazione che della stessa risulta effettuata dai politici che ne sono gli artefici. Per esempio, un tipo di evento al quale i Partiti da sempre fanno ricorso è quello di radunare in una piazza della Capitale un numero quanto più esteso possibile di persone. In questo modo un Partito raggiunge di norma due obiettivi: dimostrare quantitativamente la sua forza e conquistare la più ampia visibilità su tutti i media, anche su quelli ad esso ostili.  Insomma, nella politica odierna a contare più di tutto è la visibilità, ovvero l’apparire.

        E, a proposito dell’apparire, va detto che in un paese cattolico come il nostro, non è tanto importante, dal punto di vista politico, possedere realmente la Fede, quanto invece professarsi credenti a parole, non importa se poi dai fatti concreti detta fede risulta clamorosamente smentita. Gli esempi di politici solo esteriormente cattolici sono diventati nel mondo della politica così tanti, che si prova imbarazzo ad offrirne qui un loro campionario.

1 Commento

  1. La politica, e non soltanto quella italiana,diventa sempre più d’immagine perché dietro ad essa esiste il vuoto pneumatico fatto di abbandono delle ideologie e subordine assoluto alle regole dell’economia, che certo non è programmata dai piccoli uomini che fingono di azzuffarsi sui social, ma dai gruppi finanziari mondiali che li sostengono e li foraggiano, prima gli uni e poi gli altri. Non esiste più una “visione del mondo” più o meno giusta, ma un accodamento alle pulsioni popolari, perfetta condizione per ingannare tutti. Un mondo gattopardesco che, però, resta lontano dagli sforzi storici delle mezze classi per tirarsi fuori dal pantano; questa politica, che appare timida o feroce, disonestà o acchiappacitrulli, in realtà non conta niente.

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