Il ruolo della scuola nell’educazione alla lettura

Una decisiva funzione di guida e di orientamento del lettore nascente nei confronti del mare magnum della letteratura può e deve essere svolta, senza dubbio, dalla scuola. Ma, perché ciò avvenga, è innanzitutto indispensabile che essa si ponga l’obiettivo di svolgere una funzione attiva in tal senso. Se presenterà la letteratura – che, come è noto, è l’oggetto che si presta meglio di qualunque altro ad accostare il ragazzo o il giovane alla lettura – indipendentemente da questo scopo, continuerà a venir meno ad uno dei suoi più importanti compiti educativi.

      La scuola che sa suscitare interessi crea la premessa più importante per lo sviluppo della lettura. Non deve necessariamente trattarsi di interessi collegati al mondo letterario. Ciascun insegnamento può e deve anzi concorrere a suscitare interessi, anche se la funzione del docente di letteratura, per la ragione sopra accennata, risulta senz’altro più facilitata rispetto a quella degli altri docenti. Non si può, infatti, amare la lettura, senza amare la letteratura, e viceversa.

      Una volta insorto un interesse, occorre mostrare attraverso una serie di esempi concreti che, per coltivarlo seriamente, non c’è altra strada che quella della lettura. Può trattarsi di materiali acquisiti via internet, e non solo dunque del libro tradizionalmente inteso, ma è comunque evidente il fatto che, per approfondire qualunque argomento, occorre rivolgersi alla lettura.

      I percorsi didattici, sui quali si insiste tuttora nel biennio della Secondaria sembrano, ad occhio e croce, i meno indicati per un accostamento del ragazzo alla lettura del testo letterario, dal momento che sono per lo più orientati verso lo studio generico e superficiale della vita e delle opere di autori, per lo più scelti senza un preciso criterio. Non si capisce, ad esempio, perché ci si ostini a trattare autori antichi o dell’Ottocento, o di questa o quella Corrente artistico-letteraria, quando al contrario più idonei dovrebbero essere ritenuti percorsi ad impostazione modulare, quali quelli “a carattere propedeutico” o “per genere”, che sono volti a fornire o a consolidare le competenze lettorie.

      Decisivo nell’educazione alla lettura risulta il ruolo svolto dal Responsabile della Biblioteca Scolastica, attraverso il cui funzionamento è possibile misurare non solo lo stato di salute dell’educazione alla lettura di una determinata scuola, ma anche il grado di produttività di quest’ultima.

      L’efficienza del servizio di Biblioteca può essere assicurata, innanzitutto, dalla presenza presso ogni scuola di un insegnante bibliotecario, che non deve essere tuttavia una figura improvvisata, ma un docente ben preparato per il compito che è chiamato a svolgere e dedito a tempo pieno e con continuità a detto servizio. In secondo luogo, le funzioni di orientamento, di guida e di prestito dovrebbero essere affiancate da tutta una serie di attività culturali complementari, da cui i giovani siano sollecitati a scoprire sempre nuovi itinerari di ricerca e di approfondimento. Il compito del Bibliotecario verrebbe a coincidere, in tal senso, con quello proprio dell’animatore culturale. Infine, la dotazione libraria andrebbe continuamente aggiornata e resa quanto più funzionale sia ai bisogni culturali dell’utenza che agli sviluppi tecnico-professionali propri del tipo d’Istituto.

      Riguardo alla scuola dell’obbligo, va da sé che, fin dal momento in cui il ragazzo fa il suo ingresso in detta scuola, si dovrebbe tra quest’ultima e la famiglia stabilire un rapporto di collaborazione proprio per quanto riguarda l’educazione alla lettura. In teoria, il compito della famiglia, da questo momento in poi, dovrebbe risultare di gran lunga più facilitato. Anzi l’azione dell’una dovrebbe rafforzare quella dell’altra, al fine di contrastare più proficuamente i forti condizionamenti derivanti dalle molteplici “scuole” televisive dei giorni nostri.

      La scuola può non perseguire l’obiettivo di educare alla lettura, ovvero non sviluppare alcuna azione appositamente rivolta allo scopo. In tal caso, serve poco o niente riempire la casa di libri: del resto, bastasse comprare dei libri per far leggere i figli, il problema qui discusso sarebbe bell’e risolto in quattro e quattr’otto. E non serve neanche celebrare a parole i benefici che si possono trarre dalla lettura dei tanti libri che si trovano in casa. “Quel che non bisogna fare è predicare sulla bellezza della lettura (…). Peggio ancora è (…) imporre la lettura con mezzi coercitivi” (J.A.Cutforth – S.H.Battersby). In nessun campo è tanto inutile la predica quanto in quello dell’educazione alla lettura.

         A giudicare da più di un’indagine statistica svolta sull’argomento, sembra, tuttavia, che la scuola dell’obbligo risulti più efficiente della scuola secondaria in rapporto all’obiettivo considerato e che, poiché non si registra alcuna rilevante pratica di lettura a seguito dell’obbligo scolastico, sia da giudicare sostanzialmente fallimentare l’azione educativa svolta dalla Secondaria. Resta il fatto che più problematico è il rapporto tra la lettura e gli adolescenti e che inevitabilmente più arduo è per le famiglie intervenire con successo su questa fascia di età. Tra la famiglia e la scuola è, tuttavia, quest’ultima a poter incidere più efficacemente, ad un più avanzato livello di età, sull’educazione alla lettura, come risulta evidenziato nell’articolo postato in questo stesso Sito e intitolato “Il ruolo della famiglia nell’educazione alla lettura”.

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