La forza umanizzante della musica

        Nel marzo del corrente anno, l’Editrice Salani ha pubblicato “Il Pianeta della Musica. Come la Musica dialoga con le nostre emozioni”, un’opera piuttosto singolare ed interessante, sia per l’originalità dell’argomento trattato che per l’altissimo spessore musicale del suo autore, Franco Mussida, uno tra i più noti ed apprezzati musicisti del nostro Paese, oltre che cofondatore e principale compositore della famosissima band PFM.

        Sulla musica si è scritto e si continua ancora a scrivere molto, perlopiù, per decantare le qualità commerciali dei suoi ultimi prodotti e delle sue innumerevoli forme, ma nessuno prima di Mussida aveva osato affrontare un argomento complesso come quello che riguarda gli effetti che le diverse componenti del codice musicale, come il timbro, il ritmo, la melodia, l’intervallo e l’armonia, provocano sulla sfera emotiva sia dell’ascoltatore che di colui che la musica la compone e la esegue, illustrando nel contempo in che cosa dette componenti consistano e il tratto della natura temperamentale che ciascuna di esse è in grado di azionare.

       Non è affatto casuale che, a riuscire in tale intento, sia stato uno come Mussida che, oltre a vantare sessantasette anni di esperienza nel campo della musica e aver fatto con la PFM concerti in quasi tutti i continenti, ha dato vita al CPM, una prestigiosissima struttura di formazione musicale; tutte cose che gli hanno consentito di maturare una notevole consapevolezza musicale. Ma il suo più grande merito è stato senz’altro quello di aver fatto del proprio lavoro l’oggetto della sua continua riflessione, non limitandosi, come la maggior parte dei suoi colleghi, a praticare la musica come pura e semplice attività lavorativa. Solo così può spiegarsi la profondità di un’analisi come questa, in grado di suscitare non poco interesse in qualsiasi tipo di lettore, in primo luogo degli ascoltatori, a cui l’opera è dedicata.

        Varie e suggestive le definizioni date alla musica da Mussida: è una “signora discreta” che non chiede nient’altro che di essere ascoltata; è emotività che si fa suono e viceversa; è il motore per eccellenza dell’energia emotiva che è alla base della nostra vita; “accende l’entusiasmo, alimenta malinconie, ci fa sognare”; e sa, meglio di ogni altra cosa, esplorare il “privato mondo affettivo” di ciascuno di noi. Pertanto, lo scopo ultimo di quest’opera va ben aldilà del fatto meramente musicale, dal momento che la musica è considerata uno degli strumenti basilari per conoscere e, nel contempo, affinare il proprio mondo interiore. Va, in tal senso, ritenuta una vera e propria “ecologia dei sentimenti”, di cui c’è oggi più che mai tanto bisogno, visto che viviamo in un’epoca che, da un lato, sembra esclusivamente “votata alla tecnologia, alla logica, alla razionalità” e, dall’altro, è contrassegnata dalla confusione.

       La musica non svolge, tuttavia, una funzione semplicemente “ricreativa”, come è creduto dai più, dal momento che essa rappresenta uno dei più importanti viatici verso la “nostra energia emotiva” e verso la conoscenza di ciò che realmente siamo in quanto esseri senzienti. Parafrasando Cartesio, Mussida afferma: “Sento, dunque sono”, ma, nonostante “la musica e la persona siano una cosa sola”, il suo valore risulta a tutt’oggi poco conosciuto dai più.  Per spiegare la relazione emotiva tra la Musica e la persona, Mussida traccia un parallelo tra quanto accade nel regno vegetale attraverso la fotosintesi clorofilliana e quella che egli efficacemente chiama la fono-sintesi, ovvero il processo attraverso il quale il suono si trasforma in emozioni. E, si badi bene, Mussida non manifesta alcun pregiudizio, o senso di preclusione, nei confronti di nessuno dei generi musicali che considera tutti degni di attenzione, all’infuori di quello che risulta basato sulla cosiddetta “mononota”.

       Affermare che quest’opera tratti di sola musica sarebbe alquanto riduttivo, visto che un ampio capitolo, “Il Pianeta degli Affetti” risulta incentrato sulla formazione dei tratti fondamentali del carattere individuale, dei diversi temperamenti che vengono a crearsi all’interno di esso e del filtro particolare attraverso il quale vengono a formarsi le predilezioni musicali, inevitabilmente soggette al continuo cambiamento nel passaggio dalla fase infantile a quella della pre-adolescenza, dell’adolescenza e dell’età adulta. Mussida individua dentro il codice musicale, oltre alle cinque componenti di carattere oggettivo precedentemente illustrate, una sesta componente di carattere soggettivo, la quale è costituita dal modo particolare col quale ciascun individuo si approccia alla musica.

     A far sì che il carattere e il conseguente approccio musicale si diversifichino da un individuo all’altro concorrono più fattori, come “il DNA fisico ed emotivo di partenza, il lascito fisico ed emotivo genitoriale di partenza, i risultati delle esperienze di relazione e dei diversi piaceri e dispiaceri che la vita ci offre, e il nostro individuale seme personale, sia emotivo che personale”. Molto interessante nello stesso capitolo è la parte dedicata alle ragioni da cui sono originate le personali predilezioni musicali e all’influenza che su detto fenomeno esercita questo o quel particolare temperamento della persona, come quello flemmatico, entusiasta, malinconico o volitivo. Ad impreziosire il tutto sono, inoltre, i molteplici ricordi professionali, che l’Autore ha attinto dalla sua lunga e ricca carriera artistica e didattica, e le diverse esperienze affrontate nel corso della stessa, come ad esempio quella interessantissima di arrangiatore, che l’ha portato a ritenere che l’arrangiamento di una canzone produca l’importantissimo effetto di modificare il suo originario clima emotivo.

      Nelle ultime pagine Mussida passa ad illustrare quel che definisce il Metodo di Ascolto Emotivo Consapevole, attraverso il quale ciascuno ha la possibilità di educare, oltre che il modo personale di ascoltare la musica, la propria sensibilità ed emotività. Pregevolissima risulta la descrizione pratica di detto metodo, nella quale di ciascun brano musicale, proposto a mo’ di esempio, viene accuratamente esaminata l’intima struttura, la cui lettura non può che suscitare una profonda sensazione di piacere.

      Mussida ha avuto modo di sperimentare la grande efficacia del suo Metodo attraverso i tanti progetti che nel corso degli anni ha realizzato nelle carceri italiane. Mentre la frequentazione del mondo dei tossici, anch’essi bisognosi delle benefiche proprietà terapeutiche della Musica, gli ha consentito di studiare il particolare effetto che ciascun tipo di droga ha sulla “iper-dilatazione e sulla moltiplicazione dei poteri di suggestione di ciascuno degli elementi del codice musicale”.

                 Per chi, come noi, aveva avuto modo di apprezzare solo le indubitali doti del musicista Franco Mussida, la lettura di questo suo bel Saggio, che si pone oggettivamente a metà strada tra la psicologia, la sociologia, l’autobiografia e la scienza musicale, ha rappresentato, oltre che una gradevole sorpresa, un motivo di ulteriore ammirazione nei confronti della sua spiccata sensibilità umana, della sua raffinata cultura e della sua comprovata maestria nell’arte dello scrivere.

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