La lettura nel tempo dei social

                 Occorre riconoscere che nelle condizioni di vita materiale e culturale, così profondamente mutate dei giorni nostri, non avrebbe più senso voler difendere l’assoluta supremazia del libro, come se si potesse ancora considerare l’unico strumento di appropriazione culturale.  Vi è, piuttosto, da prendere atto del fatto che, in virtù del tanto rapido quanto prodigioso progresso tecnologico, oggi il numero delle opportunità formative è divenuto di gran lunga superiore a quello del più o meno lontano passato.

                 A risentire le conseguenze dei profondi cambiamenti intervenuti negli ultimi decenni è stata soprattutto la lettura, che ha dovuto competere con molteplici e certamente più attraenti passatempi. Secondo i dati Istat del 2018, i lettori sono solo il 40,5% della popolazione italiana; percentuale che al Sud si abbassa al 27,5%.. Tra gli adulti si fronteggiano due raggruppamenti: il meno numeroso è costituito da coloro che leggono più libri nel corso dell’anno; all’altro appartengono coloro che, non avendo in vita loro mai letto un libro, ignorano in che cosa consista il piacere della lettura. Tra i giovani invece a leggere di più sono quelli compresi tra gli 11 e i 14 anni, mentre la maggioranza guarda alla lettura con scarso interesse, se non addirittura con un senso di noia e di fastidio.

             Il libro, si sa, vuole essere scelto; il variegato mondo mediatico odierno s’impone da se stesso, dando al suo fruitore persino l’illusione della libertà di scelta. Il libro richiede un tempo tutto per sé, che deve essere trovato; le altre forme di passatempo si offrono in spazi di tempo già impegnati da altre occupazioni e/o che risultano diversamente inutilizzabili per altro.

              Il libro richiede, inoltre, un investimento di applicazione intellettiva, e il piacere che esso ci dà risulta più una conquista che un esito scontato; le proposte che ci provengono dalla varia realtà mediatica generalmente si presentano, invece, come divertimento ed estraneazione della mente.   A complicare ancor più la situazione è, poi, il fatto che quella della lettura è un’abitudine difficile a contrarsi, ma facilissima a perdersi. Chiunque ne abbia smesso l’esercizio per un periodo piuttosto lungo, sa quanto sia arduo riconquistarne l’abitudine. Abituarsi invece alla complessa realtà mediatica risulta tanto facile, quanto altrettanto difficile è riuscire a staccarsene, quasi per una sorta di effetto-droga.

              Ma non è solo della lettura che dobbiamo lamentare la sempre minore incidenza nell’attuale formazione individuale, ma di tante altre occasioni formative, che a quella un tempo si affiancavano come loro naturali compagni. Basti pensare alla vita socio-culturale della provincia calabrese dell’ultimo dopoguerra, la quale è stata suggestivamente descritta dalla magistrale penna di Saverio Strati e che poco ha a che vedere con lo sfilacciamento dei rapporti umani e con le misere occasioni di vita sociale e culturale dei giorni nostri.

               Ma a congiurare contro la “Galassia Gutenberg” c’è pure quella mentalità che larga strada si è fatta proprio fra i giovani d’oggi, portati ad assimilare la lettura ad una sorta di negazione dell’esperienza, a qualcosa di astratto e di spento, e a considerare la strada come l’unico luogo in cui la vita pullula, mentre agli stessi sembra che i libri odorino di muffa.

             Che dire, infine, di quel circolo vizioso costituito dall’ambiente nel quale così poca libertà di scelta è lasciata al giovane, essendo le aspettative, gli interessi e i suoi gusti continuamente condizionati da quelli del gruppo dei pari e dei coetanei, i quali non sono attratti da altro che da musica, sport, cinema, spettacolo e motori, come se detti interessi non potessero convivere con quello, altrettanto piacevole, della lettura.

             Così, a fronte del venir meno della serenità, dell’humus e della forma mentis favorevoli all’attività di lettura, prendono sempre più piede le condizioni che favoriscono invece il diffondersi di quel che viene chiamato neo-alfabetismo, fenomeno che comincia purtroppo ad attecchire già negli anni in cui si va ancora a scuola. Un dato davvero sconfortante è costituito dal fatto che oggi sono in forte aumento, tra gli “analfabeti di ritorno”, persino le persone provviste di laurea; il che rappresenta una delle più gravi contraddizioni del tempo in cui viviamo.

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