Politica e sondaggi

                      Per poter meglio amministrare un Comune, una Regione, o governare l’intero Paese, è assolutamente indispensabile conoscere i fenomeni più importanti da cui la società di dette comunità risulta via via caratterizzata. Esigenza questa, che fu avvertita fin dall’antichità, come è dimostrato da importanti fatti storici come quelli di Mosè che, dopo la fuga dall’Egitto, volle conoscere l’ammontare della popolazione israelita; e di Servio Tullio che, per accertare il numero di cittadini e l’ammontare dei loro beni, istituì il census.

                      Ancor più necessario risulta acquisire, quanto più prontamente e correttamente possibile, informazioni e conoscenze su questa o su quella tendenza e comprendere comportamenti, caratteristiche, opinioni ed orientamenti della popolazione in relazione ai più diversi aspetti, in una società complessa e in continua e rapida trasformazione, come quella attuale. Per questo, dagli ultimi decenni del secolo scorso ad oggi, si sono tanto diffusi i sondaggi, che sono diventati il “pane quotidiano”, in primo luogo, della politica, specie da quando, dall’era berlusconiana in poi, è andato in essa sempre più diffondendosi il personalismo, dal quale non c’è partito che ne sia rimasto illeso.

                 Il personalismo, che ha ormai preso piede ad ogni livello dell’attività politica, si abbina normalmente col carrierismo, nel senso che un esiguo numero di persone, trovandosi nei partiti da lungo tempo, ne sono ormai diventati i loro padroni assoluti e solo ad essi è dato di ricoprire ogni carica pubblica. Troppo lungo risulterebbe, a volerlo qui tracciare, l’elenco dei politici-carrieristi che hanno già messo radici profonde nei vari partiti.

                   La predilezione del politico odierno per i sondaggi si è trasformata addirittura in qualcosa di patologico, cioè in una vera e propria mania, dal momento che lo stesso avverte di continuo il bisogno spasmodico di sondare come egli venga dalla gente considerato, quasi mese dopo mese, o, come si preferisce dire oggi, dal popolo. Sotto questo profilo, a sentire maggiormente il bisogno dei sondaggi sono i politici alle prese col governo del Paese, i quali vogliono appunto vagliare il grado di consenso a cui vanno incontro i provvedimenti da essi via via adottati. Esemplare risulta la gara che, proprio a livello di sondaggi, è venuta a scatenarsi tra la Lega e il M5S, da quando tali forze sono entrate nella sala dei bottoni. Sotto tale profilo, il sondaggio si può considerare, da un lato, come una sorta di bussola che detta al politico il cammino da fare e, dall’altro, come un “termometro del consenso”, ovvero un misuratore dell’accrescersi o meno di quest’ultimo, che è ciò a cui da sempre mira la politica.

             Qualunque fenomeno sociale, tuttavia, è, come è noto, pieno di sfaccettature, di eccezioni, di contrasti o di casi particolari, che il sondaggio, proprio perché mira a cogliere dello stesso l’essenza generale, non può prendere in considerazione. E, del resto, il principio al quale ci si attiene nel campo dei sondaggi è lo stesso che vale nella vita di tutti i giorni: esaminare una piccola parte di un tutto per arrivare a formarsi un’idea di quest’ultimo, come quando si assaggia una ciliegia, prima di comprarne un chilo; o si analizza un fascicolo, prima di decidersi a comprare un’intera enciclopedia.  Non si possono certo interpellare tutte le persone, o le ditte, o gli uffici da cui si vuole ottenere le informazioni che interessano. Ci vorrebbe troppo tempo, troppo denaro e troppo impegno, ragion per cui si intervista solo un campione di individui e così le informazioni desiderate si possono ottenere con maggiore rapidità, con minore spesa e fatica e con la dovuta precisione.

             Ma i sondaggi non servono solo al politico, allo studioso o all’imprenditore; servono anche ai semplici cittadini, per comprendere cose che diversamente, per quanto importanti, sfuggirebbero alla loro conoscenza, come, ad esempio, la fisionomia sociale e culturale di coloro da cui risulta maggiormente votato questo o quel partito. Solo attraverso il prezioso strumento del sondaggio è, infatti, possibile venire a sapere se siano di più le donne o gli uomini a votarlo; se siano più i giovani o gli anziani; il titolo di studio più diffuso tra gli elettori; se questi appartengano alla categoria dei dipendenti pubblici o a quella dei dipendenti privati; a quale area geografica maggiormente appartengano; e persino se siano credenti o meno.

         Una volta individuata, attraverso il sondaggio, la fisionomia dell’elettorato di questo o di quel partito o movimento politico, risulta interessante constatare come la stessa, quasi sempre, si adatti perfettamente all’insieme delle promesse fatte in campagna elettorale dalla forza politica prescelta, per cui si potrebbe coniare il seguente motto: “Dimmi chi ti vota e ti dirò che partito sei”. Insomma, in politica non è vero il detto che “si piglia chi si assomiglia”; è vero piuttosto il detto opposto che “si assomiglia chi si piglia”. Detto che si attaglia perfettamente all’alleanza che è stata mesi fa costituita tra la Lega e il M5S.  Lo si chiami pure “contratto”, sempre di alleanza si tratta.

2 Commenti

Rispondi a Pino Fabiano Annulla risposta

L'indirizzo email non sarà pubblicato.


*