Che cosa è cambiato con facebook

Facebook, come è ampiamente noto ai suoi seguaci più assidui, è tra i social network quello che ha un numero tale di frequentatori, da rappresentare la più importante piattaforma di comunicazione sociale non solo in Italia, ma in quasi tutto il mondo. La sua crescita esponenziale si è sviluppata di pari passo con la diffusione dello smartphone, specie tra le nuove generazioni e tra i soggetti adulti di più alto livello sociale e culturale. È entrato prepotentemente nella vita dei più, divenendo uno dei passatempi più graditi per il semplice fatto che offre occasioni di contatti, virtuali quanto si vuole, ma comunque soddisfacenti, con gruppi in cui si trova di tutto: amici, semplici conoscenti, o amici da tempo persi di vista, e anche persone del tutto sconosciute.

      Alcuni si iscrivono su facebook per seguire la moda, altri per semplice curiosità, o perché, avendone sentito parlare, provano ad allargare in questo modo la propria cerchia di conoscenze. Ma la premessa fondamentale è costituita ovviamente dal possesso di un pc e/o di uno smartphone, da cui si è inevitabilmente portati a godere, fra le tante opportunità consentite da internet, anche di questa, di entrare cioè a far parte di una rete sociale che si giustappone a quella che è formata dagli amici storici del proprio vissuto reale. In una precedente riflessione sull’argomento abbiamo stigmatizzato il fatto che non pochi giovani limitano il loro contatto col vasto mondo di internet al solo utilizzo di facebook; ma non sono neppure pochi coloro che, pur possedendo un collegamento internet, non si sognano minimamente d’iscriversi ad un social network come facebook.

     È comunque divenuta oggigiorno una necessità il dover essere presenti con un proprio profilo sul web; il che spiega, da un lato, il grande successo raggiunto da questa odierna invenzione e il fatto, dall’altro, che lo stesso si sia trasformato in un vero e proprio aggregatore sociale in continua ed inarrestabile crescita. Un’importante conseguenza derivante dalla diffusione dilagante dei social network è costituita dal fatto che le relazioni umane stanno subendo un cambiamento profondo rispetto al passato. In quale direzione vada detto cambiamento è chiarito dalla denominazione stessa di “facebook”(libro o elenco di foto) che è stata data a questo sito. E, del resto, una delle funzioni più utilizzate su Facebook notoriamente risulta proprio quella delle foto, potendo gli utenti caricare un numero illimitato di album di immagini. In tal senso facebook fornisce un decisivo contributo a quella che viene oggi definita la “società dell’immagine”, in cui ciò che più conta è l’apparire, ovvero il mostrare le immagini dalle quali possano essere poste in maggior risalto possibile, da un lato, le proprie qualità fisiche e, dall’altro, i tratti più rilevanti della propria vita familiare e sociale. Non è casuale che il maggior numero degli iscritti al sito in questione sia costituito da giovani e che a svolgere un ruolo assolutamente predominante, nella comunicazione permessa da detto social, sia non tanto il testo, ovvero il cosiddetto post, quanto invece la foto.

    E a cambiare, per effetto di facebook, non sono solo le relazioni umane, ma anche, come verrà meglio precisato in seguito, la propaganda politica e i canali stessi dell’informazione e le modalità della comunicazione sociale e culturale.  Qui c’interessa prendere in esame un altro importante aspetto della questione, che è quello relativo ai bisogni che consente di soddisfare un popolarissimo social network come facebook. A giudicare dalle dinamiche comunicative più diffuse, il bisogno più avvertito dalla maggior parte degli iscritti è di carattere prettamente espressivo, nel senso che il social viene usato come uno strumento appunto espressivo per condividere i momenti salienti della propria vita, come la laurea del figlio, un matrimonio di famiglia, ecc. Gli iscritti più giovani pubblicano le loro foto, scattate nelle più diverse occasioni, come –  ad esempio – quella del pranzo-100 giorni, o di una serata in discoteca, o di una partita di calcio. Accade così che un evento, diciamo così, a carattere privato viene a trasformarsi in un evento pubblico. Così che, guardando le foto pubblicate su facebook, si può venire a conoscenza del fatto che Tizio o Sempronia ha cambiato partner, o che Caio è stato appena dimesso dall’ospedale, o che Giulia si è tagliata i capelli e cosi via dicendo. Facebook è divenuto un buon passatempo proprio per questo, perché è diventata una grande piazza virtuale del voyerismo, delle chiacchiere e del pettegolezzo. Oltretutto, il curiosone può guardare tutto indisturbatamente, senza essere notato da nessuno.

           Facebook consente, inoltre, due opportunità molto gradite ai più: una è quella della pubblicizzazione in automatico del compleanno di ogni iscritto; il che permette all’interessato di assaporare un grado di compiacimento che risulta solitamente proporzionale al numero degli auguri ricevuti, oltre che alla qualità affettiva ed amicale delle persone da cui gli stessi provengono. L’altra opportunità è quella che, in vigore a partire dal 2010, consiste nell’esprimere un “mi piace” ad una foto, ad un post, o ad una condivisione; la qualcosa non risulta meno appagante degli auguri espressi per il proprio compleanno. Se poi ad una propria foto, appena pubblicata, vengono indirizzate espressioni come: “sei bellissima/o”, allora si tocca il cielo con le dita.

         Conseguenze di non minore importanza sono venute a crearsi nel campo della propaganda politica e dell’informazione, dal momento che sia l’una che l’altra hanno spostato buona parte del proprio raggio d’azione proprio sui social e, in modo particolare, su facebook, considerata la grande popolarità del mezzo. Non c’è politico di qualunque rango che non abbia aperto una propria pagina su facebook, su cui dà puntualmente comunicazione di ogni sua iniziativa attraverso testi e relative foto, intervenendo direttamente sulle principali questioni del dibattito politico, senza doversi servire, eccetto rare occasioni, dell’intermediazione giornalistica. Viene meno così, tra il fatto o l’opinione del politico e la notizia che riguarda gli stessi, la funzione di filtraggio che è normalmente svolta dal giornale, visto che a dare la notizia di ciò che egli pensa o dice o fa è il politico stesso sulla sua pagina-facebook.

     Si sa quanto tuttora importante sia per ciascun politico riuscire a mantenere sempre vivo intorno a sé un alone di attenzione, ovvero godere di continua visibilità, per cui – per quanto possa sembrare assurdo – la popolarità di un politico dipende molto più dal godimento di una centralità mediatica che da ciò che egli realmente fa. Ciò risulta ancor più vero a livello locale, dove l’amministratore avverte quasi quotidianamente uno spasmodico bisogno di apparire, in qualunque modo possibile, o sulle televisioni o sui giornali di carta stampata del luogo. Facebook risulta uno degli strumenti più idonei per soddisfare dette esigenze del politico, grande o piccolo che sia. In periodo di campagna elettorale, poi, facebook si è rivelato uno dei fattori più decisivi per le sorti della stessa, come sembra dimostrare la vittoria di Trump che, a giudizio dell’intero mondo dei media, va ascritta in notevole misura a questo potentissimo social. La propaganda politica che viene effettuata per mezzo di video e di post velenosissimi e di notizie false ha un fortissimo impatto sull’elettorato e, del resto, è ormai cosa nota a tutti che l’opinione pubblica si fonda non più su fatti oggettivi, ma sugli appelli emotivi e sulle credenze personali, come quelli che sono appunto veicolati dai social.

     Negli stessi periodi facebook si trasforma in un vero e proprio ring, sul quale si fronteggiano gli opposti schieramenti del quadro politico-elettorale. Trattasi di combattimenti a colpi di slogan o di insulti belli e buoni e che vedono come protagonisti gli iscritti politicamente più accesi e motivati, a voler adoperare un eufemismo.  E, dal momento che tali discussioni si svolgono molto spesso tra persone che si conoscono poco, può succedere a chiunque di essere, suo malgrado, trascinato in una bagarre con soggetti che, se ci fosse stata la possibilità di conoscerli meglio, non si sarebbe condiviso con gli stessi neppure un saluto. Capita piuttosto di rado, poi, che le discussioni politiche fatte su facebook approdino a qualche risultato concreto; il che, a lungo andare, induce una buona parte di coloro che avevano, in un primo momento, illusoriamente creduto possibile un civico e fruttuoso dialogo ad abbandonare in seguito definitivamente l’arena e, come è successo a chi scrive, a non intervenire più, neppure quando si è di fronte a spudorate menzogne o a mistificazioni assolutamente inaccettabili.

     Oltre che la propaganda politica tra le pagine di facebook si è trasferita anche non poca informazione, dal momento che più di una testata giornalistica inserisce tra le stesse qualche suo articolo, o a fare lo stesso sono semplici iscritti, desiderosi di socializzare ad altri lettori quanto da loro letto e condiviso. Ma tra le notizie vere circolano, purtroppo, non poche “bufale”, a volte così assurde, che non si riesce a comprendere come possano alcuni considerarle credibili. Facebook può addirittura trasformarsi in una palestra di idiozia, ovvero in un amplificatore della miseria umana, come è recentemente accaduto nel clamoroso caso di Follonica. Viene spontaneamente in mente la nota considerazione espressa in proposito da U. Eco: “I social media danno diritto di parola a legioni di imbecilli. Prima parlavano solo al bar dopo un bicchiere di vino, senza danneggiare la collettività. Venivano subito messi a tacere, mentre ora hanno lo stesso diritto di parola di un Premio Nobel. È l’invasione degli imbecilli”. Dunque, sui social non c’è “voce in capitolo” che valga un fico secco, in quanto tutti a vario titolo esprimono la propria e, se un iscritto prova a contraddire quanto legge, può trovarsi, suo malgrado, a fare da interlocutore di persone con cui non si sarebbe mai sognato di affrontare alcuna questione. Insomma, ad inasprire i toni, c’è solo da perderci; meglio evitare di attaccare bottone con persone del tutto sconosciute.

    Si è deliberatamente omesso di affrontare gli aspetti patologici di facebook, come il cyberbullismo, il revenge porn, la facebookmania, ecc., non perché sono da considerare meno importanti, ma per il loro carattere episodico ed eccezionale.

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