Decalogo del bravo studente

Il bravo studente si riconosce, innanzitutto, dall’assiduità con cui frequenta il proprio corso di studi, ovvero dal fatto che non si assenta che rarissime volte. Entra a scuola, anche quando gli altri non lo fanno o per finti scioperi o per pretesti stupidi. E cerca anche di giungere a scuola puntuale, facendosi trovare già in aula dal professore della prima ora. È attraverso questi appariscenti comportamenti che il bravo studente comincia a mettersi in buona luce agli occhi dei docenti e a distinguersi dai compagni; il che, al giorno d’oggi, risulta molto apprezzabile, considerata l’omologazione imperante fra i giovani.

Qualunque sia il tipo di scuola che frequenta, il bravo studente cerca di trarne il massimo del profitto da ogni punto di vista, con la consapevolezza che non tutto ciò che gli serve per il suo domani può essergli fornito solo dalla scuola. Se ha deciso d’iscriversi a un determinato corso di studi, piuttosto che ad un altro, si presume che l’abbia fatto perché indirizzato da un qualche interesse verso quelle che si possono considerare le discipline più caratterizzanti dell’Istituto da lui prescelto. L’aspetto stupefacente che è dato cogliere nell’attuale situazione giovanile è costituito, invece, dalla mancanza quasi assoluta di ben definiti interessi culturali. Nella generalità dei casi non si colgono interessi neppure in direzione di qualcuna delle discipline scolastiche. Il bravo studente, anche da questo punto di vista, si differenzia dagli altri, perché riesce nel tempo a maturare uno o più interessi che non necessariamente si riferiscono a questa o a quella materia di studio. E verso qualunque professione si proietti nel proprio futuro, si sforza d’imparare continuamente, al fine di munirsi di un quanto più ampio bagaglio culturale col quale far fronte ad ogni necessità del domani. Certamente non gli capiterà da grande quel che è già successo e continua a succedere invece a tanti, cioè di rimpiangere il fatto di non aver compreso, in età giovanile, la grande importanza formativa degli anni trascorsi tra i banchi di scuola.

Il bravo studente cerca, durante le lezioni, di distrarsi il meno possibile, mostrandosi sempre attento, ovvero adeguatamente concentrato, ed interessato, perché ha ben chiaro che la prima ed importante tappa dello studio di un argomento è costituita proprio da quanto apprende attraverso la spiegazione del docente. Così come ha ben chiara l’opportunità di prendere appunti durante le lezioni, in modo particolare, di quei docenti che non si riducono a leggere sistematicamente il libro di testo in classe e che al contrario riescono di continuo a suscitare vivo interesse nei propri studenti. Il bravo studente conosce per esperienza diretta gli enormi vantaggi della pratica degli appunti, la quale, da un lato, lo tiene intellettivamente attivo, dal momento che lo obbliga a raccogliere i concetti via via compresi e ad esprimerli in forma concisa con parole proprie e, dall’altro, lo induce successivamente ad integrare e a confrontare i principali concetti, nozioni e dati di ciascuna lezione col relativo contenuto del libro di testo o di fonti diverse di approfondimento.

Un fattore che, come è noto, influisce parecchio sul successo scolastico è costituito dal tipo di studio che viene effettuato e dalle modalità organizzative dello stesso. Gli studenti avveduti e responsabili, ad esempio, non cadono mai, se non in rarissime occasioni, nell’errore di trascurare, né per un breve, né tantomeno per un lungo periodo, lo studio di una disciplina, così da accumulare una quantità tale di contenuti, difficilmente assorbibile in seguito, quando il tempo a disposizione risulta comunque insufficiente e c’è da far posto a nuove cose da apprendere. L’efficacia dello studio, poi, dipende tantissimo dal grado d’impegno profuso nell’attività del comprendere ogni, sia pur apparentemente insignificante, aspetto di ciò che si studia, perché quello che lo studente capisce bene, lo dimentica piuttosto difficilmente. Scorda subito ciò che invece non ha compreso del tutto chiaramente. Se, infine, allo studio si accompagna il piacere del conoscere, la curiosità e una forte motivazione, il gioco è presto fatto. Si sbaglia di molto, dunque, a voler confondere lo studente bravo con il cosiddetto “secchione”, buono solo a ripetere meccanicamente e di continuo ciò che vuole imparare.

Nell’affrontare le verifiche sia orali che scritte, lo studente con la coscienza a posto non si fa prendere né dall’ansia, né dalla paura, consapevole del fatto che l’una e l’altra cosa possono giocare brutti scherzi sull’esito delle diverse prove. Mostrarsi eccessivamente ansioso finisce, oltretutto, per denotare fragilità e debolezza, dando l’idea di non aver fatto fino in fondo il proprio dovere.  E, anche se qualche docente prova palesemente gusto a seminare ansia o terrore vero e proprio, cerca comunque di mantenere i nervi saldi, non prestando il fianco a simili comportamenti, del tutto inaccettabili dal punto di vista sia pedagogico che umano.

A dare un senso forte al tutto sono, come risulta comprovato dall’esperienza, l’attribuzione alla scuola di un valore molto alto e l’essere in possesso di un, sia pur vago, “progetto di vita”, nel senso che lo studente che va più lontano è colui che sa dove andare e come arrivarci. Chi invece – come si suole dire – tira semplicemente a campare, non va da nessuna parte, anche se, con i tempi che corrono, un diploma non glielo negherà nessuno. Se poi lo studente, oltre ad aver ben chiara dentro di sé la meta verso cui tendere, è così fortunato, da incappare in professori (sarebbe meglio dire: professoresse, considerato che il professore è ormai in via di estinzione) adeguatamente motivati e preparati e dotati di discreta sensibilità educativa, il suo percorso non può che farsi ricco, soddisfacente e, al tempo stesso, più agevole.

È quanto mai difficile assimilare il bravo studente ad un giovane avulso dal mondo, con lo sguardo rivolto solo su stesso e completamente accecato dalle comuni passioni adolescenziali. La sua acutezza intellettiva, la serietà e il rigore etico col quale si accosta, di consueto, ad ogni cosa che fa mal si concilierebbero con l’assoluta indifferenza verso tutto ciò che, giorno dopo giorno, accade nel mondo, o verso i fenomeni epocali che si svolgono nell’odierna società della globalizzazione. È vero, non ha molto tempo per leggere quotidianamente il giornale, ma se in lui si accende quel minimo di coscienza civile, sufficiente a fargli avvertire il diritto/dovere d’informarsi sui grandi accadimenti del mondo, il tempo per guardarsi almeno un telegiornale o una trasmissione televisiva di approfondimento, o per leggiucchiare anche un semplice settimanale di certo riuscirà a trovarlo. Del resto, saper gestire la propria formazione complessiva con senso di responsabilità e un grado crescente di autonomia e di maturità si traduce, inevitabilmente, nel tenere gli occhi aperti intorno a sé, nello spingere lo sguardo oltre il proprio naso e nel vivere non come su un altro pianeta.

Essere aperto e leale sempre, sia con i docenti che con i compagni, è quanto normalmente ci si aspetta dal bravo studente. Si deve pur scorgere con assoluta evidenza che differenze notevoli sono venute a determinarsi, per effetto della formazione scolastica, nella sensibilità dello studente, nel suo grado di umanizzazione e nel suo ingentilimento complessivo.  Sarebbe quanto meno strano che fossero palesati comportamenti di segno contrario, cioè che, dopo aver trascorso diversi anni nella scuola, non si fosse prodotto alcun cambiamento sostanziale nel modo di essere della sua persona e nel suo abito civile ed umano; per quanto tale fenomeno risulti alquanto frequente nella scuola di ogni ordine e grado dei giorni nostri, dalla quale, in molti casi appunto, si esce così come si era entrati. Qualcuno è arrivato ad affermare che nella scuola superiore la fisionomia studentesca subisca addirittura un’involuzione in tutti i sensi, altro che un miglioramento.

È, comunque, una bella soddisfazione godere della stima e dell’ammirazione sia dei docenti che dei propri compagni di classe. La memoria di tale gratificante considerazione è destinata a durare così a lungo, che a non pochi inevitabilmente capita in appresso che un proprio figlio, incontrandosi con un ex-compagno di scuola del padre, rivolga a questi la domanda, divenuta “classica”: “Com’era papà (o mamma) da studente? Come si comportava a scuola? Era bravo?”.

Va, tuttavia, onestamente riconosciuto che possedere tutte le qualità fin qui descritte ed essere oggi un bravo studente risulta oggettivamente di gran lunga più difficile che nelle epoche passate. La verità è che è profondamente mutato, a vari livelli, il contesto nel quale si svolge la formazione giovanile e per tutta una serie di ragioni, la più importante delle quali è costituita dal fatto che sono di gran lunga aumentate per i giovani le occasioni di distrazione e di divertimento.  È cambiata cioè la vita stessa dei giovani, i quali, tanto per fare qualche esempio, negli ultimi decenni hanno conosciuto una quanto più diffusa motorizzazione, che consente loro una notevole facilità di spostamenti e un consistente aumento delle ore trascorse fuori casa. Dopo la moltiplicazione delle reti e dei programmi televisivi e la nascita della pay tv risulta fortemente insidiato persino il vissuto stesso delle famiglie all’interno delle pareti domestiche, per non parlare dell’altra più importante novità costituita da Internet, la cui incidenza su ragazzi e giovani risulta di gran lunga superiore a quella esercitata dalle televisioni. È avvenuto poi, in modo inarrestabile e graduale, un cambiamento profondo dei costumi sociali che – a voler semplificare forse un po’ troppo –  sono venuti ad orientarsi, nel caso dei giovani, in senso permissivistico e libertario; il che ha contribuito non poco al venir meno nel contesto familiare di ogni tipo di regola e a fare fortemente allentare in ambito scolastico le maglie della valutazione.

Ma, per quanto le condizioni generali del contesto si siano fatte poco favorevoli, gli studenti bravi, seri e responsabili continuano, per fortuna, a fiorire anche nella scuola odierna, a fronte – è vero – dei tanti che si limitano a vivacchiare alla meno peggio senza grandi pretese e senza troppi sogni per la testa. Anzi i bravi di oggi appaiono per certi versi più meritevoli di lode, non solo perché non si fanno condizionare più di tanto dal poco favorevole contesto, ma perché riescono anche a praticare lodevolmente qualche attività sportiva, o ad imparare a suonare, attraverso un apposito corso, qualche strumento musicale, a differenza della maggior parte dei giovani di un tempo, attratti invece da tutt’altro genere di cose.

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