La televisione della bruttezza, della diseducazione e della continua propaganda elettorale.

         Papa Bergoglio, qualche tempo fa, ha affermato che le televisioni dei giorni nostri preferiscono orientarsi verso le cose brutte, che non generano noia come e quanto le cose belle. Il che – a ben considerare – è dato riscontrare in non pochi degli odierni programmi televisivi, qualcuno dei quali, come “Undressed”, nel breve periodo in cui andò in onda, apparve da subito tanto bizzarro quanto assurdo. In ogni sua puntata, accadeva, infatti, che  un uomo e una donna, sconosciuti l’uno all’altra, dopo essersi spogliati, si mettevano a letto, per capire nell’arco di circa mezz’ora se fra loro scoccasse o meno l’amore. Nemmeno “Grande fratello” era riuscito a banalizzare in questi termini la delicatissima e complessa fase dell’innamoramento, riducendo il fattore-attrazione tutto alla mera sfera fisico-sessuale. Detti programmi risultano tali, da far ritenere che la confusione regni ormai sovrana ad ogni livello della vita sociale e che si sia perso ogni riferimento etico.

        Ma la bruttezza, di cui ha parlato Papa Francesco, si è trasferita persino nei telegiornali, in non pochi dei quali, pur di attrarre un quanto più elevato numero di spettatori,  spesso vengono date come prime notizie quelle che riguardano i fatti più efferati di cronaca nera. E, per sollecitare la morbosa curiosità di coloro che risultano più appassionati a tale genere di notizie, sono nati degli appositi programmi, come “Quarto grado“, in cui il fattaccio è setacciato da ogni punto di vista come in un’aula di tribunale. Tutto ciò va considerato certamente il frutto dell’affannosa e spietata ricerca, a tutti i costi, dei quanto più elevati indici di ascolto.

       Anche un programma, come “Uomini e donne”, che va ormai avanti da 26 anni, risulta devastante sotto il profilo (dis)educativo nei confronti delle nuove generazioni, nelle cui menti finisce coll’inculcare l’idea che nel rapporto amoroso ciò che più conta sia la bellezza fisica, rigidamente intesa secondo i canoni impersonati dai protagonisti della trasmissione. La più recente edizione, che ha come protagonisti persone di età avanzata, non può certo definirsi più interessante e migliore della prima. Quanto poco importino gli effetti assolutamente negativi di questo programma alla sua famosissima conduttrice, Maria De Filippi, il cui stare continuamente seduta su una scala in atteggiamento sornione bene simboleggia l’estrema pochezza del suo ruolo, o alla rete televisiva che lo produce, si comprende abbastanza facilmente.

         Una sorte non migliore è toccata alla politica, a cui alcune televisioni dedicano grande spazio nei loro palinsesti, offrendone tuttavia un’immagine non certo esaltante e tale da accrescere il disinteresse, che è già provato dai più verso la stessa. Il relativo format televisivo più in voga, come è noto, è quello del talk show, nei quali, col pretesto dell’approfondimento dei principali temi della giornata o della settimana, la politica viene spettacolarizzata. Nel corso della trasmissione, infatti, inasprendosi sempre più i toni della discussione tra un politico e l’altro, accade che, nel contempo, si elevino al massimo gli indici di ascolto.

        Le prime volte assistere ad una litigata, basata tutta su parolacce ed offese personali, può anche divertire un po’; a lungo andare, tuttavia, lo spettatore meno sprovveduto finisce con lo stancarsi, considerato oltretutto che gli ospiti – sia i politici che i giornalisti – spostandosi da un talk show all’altro, sono quasi sempre i soliti e che, gira e rigira, si ripetono di continuo.  Prendere parte ad un talk show dà diritto, come è noto,  ad un gettone di presenza che varia tra i 1000 e i 2000 euro, per cui i giornalisti che vi partecipano intascano belle sommette, che vanno ad aggiungersi a quanto già guadagnano attraverso il lavoro ordinario. Nel caso dei politici, le ospitate tv consentono un notevole guadagno in termini di visibilità e di consenso, tale da assicurare loro grandissima popolarità e, ovviamente, i giornalisti e i politici più avvantaggiati in tal senso risultano quelli che fanno capo alla parte politica che dispone del più potente apparato mediatico privato d’Europa.

        Sia i programmi di attualità di qualche tempo fa, come “Dalla vostra parte”,  che è andato in onda per ben 717 puntate fino all’aprile 2018 sotto la conduzione di Maurizio Belpietro, sia i programmi più recenti, come “Fuori dal coro“, “Quarta Repubblica“, “Cartabianca“, sono da considerare come delle vere e proprie “macchine da guerra” di propaganda politica, i cui scopi principali risultano quelli, da un lato, di gettare discredito sugli avversari politici e di diffondere, dall’altro, allarmismo sociale, razzismo, intolleranza religiosa e sfiducia nelle istituzioni.

       In un paese “normale” programmi simili verrebbero chiusi già dopo qualche puntata, ma il sistema televisivo italiano, che al suo interno ha ormai da sempre un’anomalia grande quanto una casa, non può certo permettersi di adottare un provvedimento del genere.

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