Verso un uso consapevole di tv e internet

Chiariamo subito una cosa tanto ovvia quanto importante: non c’è solo la tv frivola, ipocrita, ripetitiva dei soliti video-man; non c’è solo la tv volgare, violenta, sessuomane; non c’è solo la tv dell’evasione che attira con la bellezza delle sue veline e con la pioggia dei milioni fatti vincere a questi e a quello; c’è anche la tv che fa conoscere realtà ignorate dalla famiglia e dalla scuola; che tocca il cuore del ragazzo e lo porta a riflettere. Insomma, la televisione odierna non è tutta da buttare, in quanto esiste anche la cosiddetta televisione intelligente, dalla quale i ragazzi possono trarre non pochi vantaggi. In un’epoca come la nostra in cui lo strumento televisivo è entrato ormai, sempre più prepotentemente, nella vita di ognuno, specie dopo la nascita del digitale terrestre e della pay-tv con i loro canali tematici, non si può certo ignorare l’enorme influenza di tale mezzo. Basti ricordare l’importante ruolo svolto dalla cosiddetta paleo-tv nel processo di unificazione linguistica: quasi una seconda scuola dell’obbligo; che è quanto fu opportunamente rilevato in occasione della festa del 150° anniversario dell’Unità d’Italia.

Certo, un primo importante consiglio che si può dare alle famiglie è quello di ridurre l’esposizione massiccia dei ragazzi alla visione, come alla navigazione su internet (è l’eccesso a causare i danni): più gioco, più compagni, più comunicazione, più pratica sportiva, più attivismo parrocchiale, più passeggiate. Purtroppo, la famiglia di oggi appare da questo punto di vista disorientata, ignora o sottovaluta la portata del problema (ci si preoccupa più delle amicizie dei figli che della tv e di internet). Il ruolo della tv potrebbe risultare positivo, se la famiglia e la scuola, attraverso appositi interventi, riuscissero a trasformare la fruizione da emotiva e superficiale in consapevole e critica.  Sarebbe, per esempio, auspicabile che la famiglia non venisse meno al compito di guida nella scelta dei programmi; oppure che si servisse della visione di un programma per trarre spunti per conversazioni, discussioni.

Gli studiosi del problema sono drastici: spegnere la tv e tornare a vivere la vita propria, piuttosto che guardare la finta vita di altri in tv. Del resto, la logica dell’audience fa poco sperare che si possa giungere ad una deregulation dell’offerta televisiva, o ad una maggiore qualificazione dei programmi. Quel che è certo è che la scuola non può non farsi mediatrice tra la valanga televisiva e i ragazzi, né si può fare finta che la tv non esista o che sia quella di prima della nascita dell’emittenza privata e dei mille canali satellitari.

Non dobbiamo delegare la funzione educativa alla tv, il che accadrebbe, se non venisse costruito un apposito itinerario di educazione all’uso dei mass media, bene articolato in una serie di moduli ed orientato ad aprire gli occhi del ragazzo sulla complessità che a livello comunicativo caratterizza la nostra società. Un itinerario educativo non orientato, dunque, solo verso la realtà televisiva.  La finalità fondamentale dello stesso dovrebbe consistere nel portare i discenti ad imparare a guardare, così come essi imparano a leggere.

Un primo obiettivo di questo itinerario potrebbe consistere nel fornire ai ragazzi un quadro d’insieme sull’odierno mondo massmediatico, passando dalla tv ai giornali, ad Internet, e così da far loro cogliere lo specifico, ovvero caratteristiche e linguaggio propri di ciascuno di essi. Nell’accostarsi al campo televisivo, bisognerebbe orientarsi verso i generi più seguiti per tracciare, inizialmente, una storia intorno agli stessi, giungendo in seguito a riconoscerne gli elementi sia di struttura che di contenuto, oltre che i vantaggi e gli svantaggi dagli stessi forniti.  L’obiettivo è quello di educare il ragazzo ad una scelta consapevole, di affinare le sue qualità critico-estetiche e così di portarlo a scegliere e non ad essere scelto da questo o da quel programma televisivo. Certo occorre adeguare il suddetto itinerario alle classi scolastiche ed ai livelli propri dei suoi componenti, così che, per esempio, con gli studenti delle scuole superiori sia possibile, oltre che opportuno, prendere in considerazione gli aspetti più complessi della realtà massmediale.

Di fronte alle televisioni dei giorni nostri, responsabili di aver creato un vuoto di idee e di valori e tanta confusione, specie nelle menti dei soggetti più giovani, e di aver commesso il gravissimo errore di adattare i programmi ai gusti del pubblico meno esigente, ovvero più rozzo e grossolano dal punto di vista culturale, le tradizionali agenzie educative non possono stare più a guardare, come se la battaglia fosse ormai definitivamente persa. C’è bisogno certo di un grande sforzo di concertazione di idee e di iniziative, da cui possa essere smossa l’inerzia della stessa politica, a cui sono demandate le scelte più importanti in materia e che non può continuare ad ignorare l’importanza della questione socio-educativa qui affrontata.

Stando comunque a quanto si evince da un recente studio, la seduzione più forte nei confronti dei ragazzi è oggi esercitata da Internet: l’81 per cento dei tredicenni italiani, infatti, si collega al web tutti i giorni. I social network da loro più usati risultano nell’ordine Whatsapp (81%), Facebook (76%), Instagram (42%)  e Twitter (23%). Il tutto avviene lontano dagli occhi indiscreti dei genitori, visto che il 71% dei tredicenni si collega alla rete non col computer, ma con il telefonino. Il che di fatto impedisce ormai ai genitori di esercitare alcuna forma di controllo sul tempo trascorso dai figli sui social network. Due genitori su 3, inoltre, non impongono neppure alcuna regola per quanto riguarda l’uso di tablet, tv, telefonini e videogiochi, su cui si registra una alquanto elevata frequentazione proprio da parte di fasce di età sempre più precoci. Altri dati importanti dello studio appena citato sono i seguenti: il 46% degli adolescenti trascorre da 1 a 3 ore al giorno sul web e il 26% supera le 3 ore; “per 6 giovani su 10 internet è irrinunciabile e quasi uno su 4 senza i suoi amici virtuali si sente solo”.

Un vero e proprio campanello di allarme per famiglie, scuola, chiesa e associazioni è costituito dal fatto che, nella generalità dei casi, non risultano sfruttate, se non in misura alquanto limitata, dalle nuove generazioni le grandi potenzialità ed opportunità oggettivamente offerte da Internet al loro processo di acculturazione, di conoscenza e d’informazione. Se l’uso più diffuso di internet è rappresentato dai social network, la deduzione da farsi è semplice: il web è divenuto il principale surrogato della solitudine e della mancanza di comunicazione e di dialogo che contraddistinguono gli odierni rapporti umani. In entrambi i social network oggi più praticati l’immagine, ovvero la fotografia o il video, hanno ormai preso il posto della parola. Il che nell’uso fattone da parte degli utenti più giovani si traduce in un quotidiano apparire, ovvero nel mostrare le immagini proprie che possano al meglio soddisfare il compiacimento di se stessi. L’espressione tipica di sé che, sulle pagine di facebook, viene offerta dalle ragazze più giovani è, per esempio, quella in cui risultano esageratamente gonfiate e messe in mostra le proprie labbra. Ci sono poi le foto “narrative”, quelle cioè che raccontano agli amici virtuali in quale località o circostanza e in compagnia di chi si sono trascorse le ultime giornate. Una fenomenologia che attesta un vero e proprio cambio di epoca e di costume, che è ormai sotto gli occhi di ogni frequentatore del cyberspazio.

Eppure, internet è oggi uno strumento fondamentale per intercettare qualunque aspetto del mondo nel quale viviamo: non c’è domanda, curiosità o problema al quale su internet non si trovi la risposta o la soluzione. I lettori meno giovani, senz’altro, ricorderanno i tanti venditori che, fino a 20 o 30 anni fa, si vedevano girare per le case per proporre l’acquisto di quelle inutili enciclopedie, destinate per lo più a fungere da soprammobili. Internet, con i suoi milioni e milioni di dati e di informazioni in perenne crescita e in continuo aggiornamento ha, tramite Google, segnato la fine di questo mercato.

È possibile, poi, come è avvenuto a noi proprio in questi giorni, consultare un testo di difficilissima reperibilità, come – tanto per fare un esempio – il “Corpo di tutte le leggi relative al Diritto romano”, standosene comodamente seduti alla propria scrivania, oppure leggere i principali giornali con le notizie aggiornate al momento stesso della consultazione. Le uniche difficoltà nelle quali possono imbattersi gli utenti più giovani, nel tentativo di appropriarsi tramite internet di uno o più saperi specifici, sono, come è noto, tutto al più rappresentate, oltre che dall’eccessività numerica di file da esaminare, dal vaglio della loro validità teorica e della loro effettiva pertinenza con l’argomento prescelto. Efficaci aiuti in tal senso non possono che essere forniti dalla scuola che, come accennato sopra, dovrà allo scopo attrezzarsi delle relative competenze e di appositi progetti didattici. E di tale opera educatrice potranno e dovranno  beneficiarne non solo i ragazzi, ma anche le stesse famiglie.

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