I giovani d’oggi

L’aspetto sociologicamente più rilevante che è dato cogliere nell’odierno mondo  giovanile è costituito, senz’altro, dall’uniformizzazione dei comportamenti, della mentalità, dei modi di vita, del linguaggio e delle preferenze in fatto di gusti e di valori. La misura di tale uniformizzazione va ben oltre quella che è stata manifestata in passato o che è lecito attendersi in base alla spinta emulativa che, come è noto, risulta alquanto accentuata nella fase adolescenziale. La stessa non è influenzata neppure dalla frequenza scolastica, né tanto meno dalla specificità dell’Istituto frequentato. I ragazzi di oggi, sia quelli che vanno a scuola, sia quelli che non ci vanno, si assomigliano molto fra loro.

Il processo di omologazione, in atto ormai da lungo tempo, ha prodotto i risultati che sono sotto gli occhi di tutti grazie ai cambiamenti molto importanti avvenuti nell’epoca della globalizzazione. E’ cambiata, innanzitutto, la televisione, che nell’ultimo periodo ha conosciuto un tale degrado da provocare la riflessione di Popper, il  filosofo più importante del secolo scorso, che all’argomento ha dedicato un famoso pamphlet. I programmi televisivi che esercitano un forte potere di attrazione sui soggetti più giovani non puntano certo a valorizzare la cultura, né il mondo interiore, né la criticità del giovane.

Gli aspetti valorizzati dalle televisioni attuali sono piuttosto l’edonismo più sfrenato e il consumismo, l’assolutizzazione dell’apparire, lo scandalismo,  la volgarità  e l’erotismo. Un programma come “Uomini e donne” della De Filippi  – tra l’altro trasmesso in un’ora che la dice lunga sul pubblico al quale è rivolto –  ha finito con lo svilire completamente la sfera dell’affettività attraverso la mitizzazione della bellezza corporea, sia maschile che femminile; per non parlare degli effetti devastanti di una trasmissione come “Grande fratello”, che alla fine del corrente anno arriverà alla sua quattordicesima edizione.

Ma, a fianco alla TV, è entrato prepotentemente tra le pareti domestiche Internet, che  – guarda caso –  ha trovato il più elevato numero di utenti proprio tra i giovani, che curano quotidianamente la propria pagina facebook, chattando mediamente un’ora al giorno, spesso con sconosciuti di cui ignorano tutto, all’infuori di ciò che questi “interlocutori senza identità” scelgono a bella posta di comunicare di se stessi.

Un primo ed importante esito del processo di uniformizzazione  è costituito dal peso enorme che è attribuito, sia dal punto di vista valoriale che comportamentale, all’amore. I giovani di oggi sono dei romanticoni, ovvero degli imperterriti sentimentali. I giovani di ogni epoca, è vero,  sentono un profondo bisogno di amore. Ma, al giorno d’oggi, sia nei piccoli centri a più elevato controllo sociale che nel Meridione, dove il ruolo educativo della famiglia era apparso finora più forte che altrove, sono cambiate le modalità stesse di approccio all’esperienza amorosa.  Sembra cioè definitivamente venuto meno quel carico di aspettative e di sensibilità interiore con cui ci si accostava a quello che una volta veniva chiamato fidanzamento e oggi semplicemente “storia”. Avere qualcuno al fianco, oltretutto, migliora l’immagine, tant’è che le ragazze non ancora accoppiate provano quasi un senso di colpa nei confronti delle compagne col “ragazzo.”

A favorire, da un lato, un approccio più superficiale  con l’esperienza amorosa e a rendere, dall’altro, meno resistenti e duraturi i legami affettivi dei giovani odierni è, senz’altro, la liberalizzazione del costume, che porta i giovani d’oggi a stare insieme fuori casa tutti i giorni. Nelle ore in cui si è  – per modo di dire –  lontani, viene in soccorso il cellulare. Accade così che, in più casi, si determini una palese contraddizione nella vita giovanile, in quanto alla facilitazione, in tutti i sensi, del rapporto amoroso non corrisponde, come ingenuamente ci si potrebbe aspettare, un rafforzamento del rapporto stesso, ma piuttosto un suo indebolimento, ovvero la sua banalizzazione. I giovani cioè, come è stato osservato dal filosofo U. Galimberti, si accostano a qualunque forma di esperienza senza che a questa si accompagni alcuna “risonanza” a livello “emotivo”. L’uso stesso della sessualità, anche da parte di soggetti molto giovani, appare ormai alquanto disinvolto da più punti di vista.

A giudicare da quel 90% di giovani che a seguito dell’adempimento dell’obbligo scolastico si iscrivono ad uno dei tanti Istituti di scuola superiore, si potrebbe ritenere che l’incidenza dell’istituzione scolastica sulla formazione dell’identità del giovane attuale sia alquanto rilevante. I fatti, purtroppo, sembrano mostrarci il contrario, dal momento che la funzione prevalente della scuola odierna sembra ormai essere solo quella della socializzazione, che è venuta ad aggiungersi alla tradizionale funzione di “parcheggio”, svolta in modo particolare nelle aree a più alto tasso di cronica disoccupazione.

Le occasioni di assenteismo collettivo sempre più frequenti, la quasi sistematica anticipazione delle vacanze e la diffusione inarrestabile di quel bruttissimo rito dell’imbrattatura dei locali scolastici con la creolina fanno percepire che alquanto basso è il valore attribuito alla scuola dai giovani d’oggi. Se un pretesto anche stupido basta a far disertare le lezioni scolastiche, c’è da ritenere che a scuola si debba stare proprio male. Nella scuola del nostro tempo, insomma, non c’è più posto né per l’interesse e la motivazione, né per la gratificazione e il benessere.

L’aspetto comunque più preoccupante è costituito dal fatto che frequentare questo o quel determinato tipo di scuola non fornisce ai giovani alcuna garanzia circa la loro effettiva formazione umana, civile e culturale. Eppure, c’è stato un tempo in cui la formazione giovanile risultava profondamente diversificata in base appunto al tipo di scuola frequentata. Nei gruppi giovanili odierni, dei quali fanno parte anche soggetti non frequentanti alcuna scuola, comportamenti, linguaggio, cultura e sensibilità risultano gli stessi. Il disinteresse per la politica e per la lettura risulta diffuso in quasi tutti gli strati giovanili; l’immaginario adolescenziale viene a fondarsi quasi esclusivamente sulle canzonette, sullo sport (sul calcio, soprattutto), sui film puntualmente scaricati da internet e sulla televisione; e fortemente ridotta appare nel vivere giovanile la dimensione del fantasticare.

Ma, a fronte della fenomenologia giovanile fin qui descritta va richiamato quello che sembra il bisogno attualmente più sentito dai giovani in questa epoca eticamente neutra e del pluralismo esasperato, che tanto smarrimento valoriale genera anche fra gli adulti. I giovani, gettati nella solitudine morale, sono alla ricerca di punti di riferimento, che possano fungere da guida nella delicatissima fase di costruzione della propria identità. E questi punti di riferimento non li trovano certo tra i loro coetanei, insieme ai quali edificano la loro identità temporanea e superficiale, da cui deriva la predilezione per l’ombellico scoperto anche col freddo, o per i jeans a vita molto bassa con gli slip colorati da mostrare, o per i pantaloni extralarge.

I punti di riferimento per la costruzione dell’identità duratura, fatta di valori, progetti di vita e di lunghe aspettative, i giovani li cercano nella famiglia e nella scuola, ovvero tra gli adulti che incontrano nel loro cammino. Il bisogno da essi più sentito è, appunto, quello d’imbattersi in adulti significativi, ovvero in persone capaci di essere con l’esempio, ancorché con le parole, maestri di vita, di umanità e di cultura. Secondo il filosofo Romano Guardini,  in un educatore conta più di tutto ciò che egli è; in secondo luogo ciò che fa; e solo per ultimo ciò che egli dice.

Purtroppo il terreno si è fatto, da questo punto di vista, arido, per cui alquanto elevata è divenuta per un giovane d’oggi la probabilità di non incontrare sulla propria strada adulti all’altezza del proprio compito, e ciò non solo tra i docenti o in parrocchia, ma a volte pure tra i genitori. I gruppi dei coetanei sono tanto più forti oggi, quanto più deboli sono divenuti la famiglia, la scuola e la chiesa. E’ tempo di correre ai ripari. Istituzioni, partiti politici, associazioni, società civile, scuola, ecc. dovrebbero prendere a cuore la questione giovanile che, avendo in epoca recente cambiato radicalmente i propri connotati, meriterebbe da parte di tutti maggiore cura ed attenzione.

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