
Nel tempo del trionfo delle canzonette, delle televisioni e dei social network, la letteratura soffre di una perdita di centralità, che appare forse irreversibile. L’inappetenza letteraria delle nuove generazioni progredisce inesorabilmente, senza che la scuola possa, con i suoi consueti e logori strumenti, riuscire a cambiare neppure minimamente la situazione. Gli insegnanti s’interrogano sul perché dell’estraneità giovanile nei confronti dei testi e dei valori letterari, accumulando insoddisfazione e senso d’impotenza, ma avvertendo nel contempo che mai, come in questi anni, si è fatto sempre più urgente la necessità di rivedere radicalmente tutto l’impianto del vecchio insegnamento della letteratura, se si vuole realmente vincere la difficile sfida che le è stata lanciata dalla cosiddetta “società post-moderna” e della globalizzazione.
La scuola non può certo arroccarsi nella difesa dei propri valori tradizionali, né tanto meno continuare – come ha fatto fino adesso – ad ignorare la “cultura di massa”, nella quale i giovani appaiono totalmente immersi e che appaga quasi pienamente i loro bisogni di immaginario e forma, giorno dopo giorno, i loro gusti estetici. La letteratura – in modo particolare, la poesia – e la cultura dei giovani sembrano divenuti ormai due mondi privi di comunicazione. C’è, tuttavia, bisogno di gettare un ponte tra l’uno e l’altro: è questa la sfida che occorre affrontare con successo, se la scuola vuole incidere sui consumi estetici delle ultime generazioni e sulle modalità di fruizione degli stessi. Decisivo, nel determinare il tipo di atteggiamento verso la poesia, da parte delle nuove generazioni, risulta appunto il ruolo svolto dalla scuola, cui – fin dalla fascia elementare e media – spetta il compito di farla apprezzare ed amare in ogni suo aspetto – a partire da quello ritmico – e di farne comprendere la grande importanza ai fini della formazione individuale.
Perché si crei un rapporto positivo tra i ragazzi, i giovani e la letteratura, bisogna innanzitutto porre al centro del lavoro didattico le opere, ovvero i testi, così che questi diventino il punto di partenza di una molteplicità di percorsi di studio e di ricerca e l’occasione per assimilare e, nel contempo, sperimentare tecniche di lettura quanto più utili ed efficaci. La cosa più importante di tutte è che, in ciascuna attività, lo studente sia chiamato a svolgere il ruolo di protagonista. Sono, infatti, le conoscenze, le abilità e le competenze che si acquisiscono attraverso il dialogo euristico quelle destinate a trasformarsi in definitiva e duratura attrezzatura cognitiva dello stesso.
La metrica rientra, senza dubbio, tra le competenze più importanti per far sì che il discente raggiunga il massimo dell’autonomia in fatto di lettura e di analisi interpretativa di un tipo di testo che, come quello della poesia, risulta tradizionalmente caratterizzato da un alto tasso di letterarietà. Tale convinzione è maturata attraverso il nostro lungo tirocinio scolastico. In altre parole, se non si vuole che i giovani continuino a considerare il testo poetico come un oggetto misterioso, occorre chiarire i meccanismi del suo funzionamento attraverso l’ausilio appunto della metrica, senza tuttavia scadere nella pedanteria che inevitabilmente ingenera demotivazione e disinteresse.
Non è certamente facile conciliare l’esigenza di chiarezza con la vastità e la complessità del mondo letterario. Nel tentativo di ridimensionare, quanto più possibile, l’ampiezza teorica che solitamente si accompagna alla trattazione delle varie questioni stilistico-letterarie, si dovrà fare il massimo sforzo per non sacrificare né il rigore, né la precisione. Il caposaldo didattico del lavoro è costituito, senza dubbio, dalla ricchezza delle esemplificazioni, cui si dovrà fare ricorso a seguito di ogni definizione o di ogni, sia pur piccolo, aspetto preso in esame.
I primi approcci vanno indirizzati ad illustrare il concetto di ritmo, le differenze fra poesia e prosa, e le figure metriche e le norme da cui risulta regolata la scansione del verso in sillabe. Successivamente è opportuno analizzare, attraverso più di una esemplificazione, le diverse tipologie del ritmo che sono relative a ciascun tipo di verso. Una fase, che potrà rivelarsi utile dal punto di vista didattico, è quella nella quale ogni forma metrica sarà fatta osservare sia dal punto di vista tecnico-descrittivo che storico.
L’esame delle forme metriche, condotto non senza rivolgere la dovuta attenzione all’evoluzione storica di ciascuna forma, come pure della struttura versale, mira a mettere in evidenza il fatto che, al di là di certe tendenze anarcoidi della poesia del ‘900, è percepibile una sostanziale continuità tra la metrica tradizionale e quella moderna. Del resto, il passaggio dalla metrica quantitativa a quella accentuativo-sillabica non è forse avvenuto in maniera graduale, pur provocando un radicale sconvolgimento delle strutture metriche tradizionali, come prova il fatto che nelle prime manifestazioni poetiche romanze l’isosillabismo è soltanto tendenziale? E, d’altra parte, la rima non si precisa attraverso un fonetismo dapprima incerto e poi via via sempre più sicuro? L’impossibilità, come si è cercato di dimostrare, di riprodurre i ritmi latini nella poesia italiana, nonostante alcuni tentativi iniziati già nel ‘400 e proseguiti fino a Pascoli e D’Annunzio e oltre, rende chiaro a posteriori anche il significato dell’eversione metrica messa in atto dagli araldi della metrica libera o liberata.
Se, nell’affrontare l’ardua e controversa questione del rapporto tra i giovani e la letteratura, si è preferito incentrare l’attenzione sulla poesia, la ragione è da ricercarsi nel fatto, ormai noto ai più, che è proprio la poesia, più degli altri generi come la narrativa e il teatro, a patire, da parte non solo dei lettori giovani, una situazione di vero e proprio abbandono. Insomma, mai come oggi, la poesia si è trasformata in una “cenerentola”. È anche vero, d’altra parte, che, fin dal momento stesso in cui essa ha dovuto competere con il più diffuso e popolare genere del romanzo, ha cominciato a perdere colpi e a fare i conti con una forte emarginazione in seno ai gusti e alle predilezioni del pubblico letterario. È pur vero, d’altra parte, che le nuove generazioni sfogano il loro bisogno di poeticità e di autenticazione della propria identità attraverso le canzoni dei loro cantautori preferiti.
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